
Perché aziende e professionisti devono scrivere testi chiari, sintetici e interessanti per i loro clienti.
“Avete una brochure? Una presentazione della vostra attività?” Tu cosa risponderesti?
Da Calvino a Conte. La comunicazione scritta delle Istituzioni è molto migliorata negli ultimi decenni. Ma tanto resta ancora da fare.
Nel corso dei decenni sono stati numerosi i tentativi di rendere la comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni più comprensibile alle persone comuni.
Una delle prime denunce sull’uso del burocratese si deve a Italo Calvino.Lo scrittore, in un articolo su Il Giorno del 3 febbraio 1965 parlava di antilingua: “Nell’antilingua i significati sono costantemente allontanati, relegati in fondo a una prospettiva di vocaboli che di per sé stessi non vogliono dire niente o vogliono dire qualcosa di vago e sfuggente.”
Nel 2002 l’allora Ministro della Funzione Pubblica Franco Frattini aveva lanciato Chiaro!, il Progetto per la semplificazione del linguaggio amministrativo. È di pochi mesi fa, invece, la collaborazione del governo italiano con l’Accademia della Crusca “con l’obiettivo di eliminare il linguaggio oscuro delle burocrazie.”
Grazie anche a queste iniziative è sempre più difficile trovare espressioni come Ci pregiamo di informare la S.V. che o Vi invitiamo a presentarVi presso lo scrivente ufficio. Eppure tante lettere, documenti e leggi sono ancora scritti in burocratese.
Comunicare in modo chiaro è fondamentale, sia per le aziende che per le Pubbliche Amministrazioni. Leggi il post perché aziende e professionisti devono scrivere testi chiari, sintetici e interessanti per i loro clienti.
Qui non voglio fare l’ennesimo elenco di regole di semplificazione ma provare ad analizzare qualche scritto e capire perché ancora, nel 2020, alcune abitudini sono dure a morire. Insomma, il tentativo è chiaro, il testo però non del tutto.
Nel periodo di emergenza Covid 19 l’esigenza di rendere più comprensibile le comunicazioni ufficiali è stata ancora più forte. Aspettavamo le dirette del Presidente Giuseppe Conte su Facebook per sapere, di volta in volta, come la nostra quotidianità cambierà. Gli strumenti utilizzati (i canali social) e il tono dei messaggi ufficiali raccontavano la volontà del Governo di avvicinarsi ai cittadini, persino di rassicurarli rispetto a certi temi. Aldilà dei contenuti, il linguaggio dei testi scritti punta alla comprensione di tutti evitando, ad esempio, l’uso di termini arcaici o espressioni burocratiche come i latinismi. Eppure Conte, durante la conferenza stampa del 26 aprile 2020, ha quasi scatenato il panico usando il termine congiunti e cadendo nella trappola dell’ambiguità.
Giuseppe Conte durante un discorso in diretta social
Se do un’occhiata alle prime pagine del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 aprile 2020 – ma anche a quello del 13 ottobre – mi trovo di fronte ad una comunicazione piuttosto tradizionale. Ecco alcune osservazioni:
Per arrivare a leggere il primo Articolo (Art. I) devo scorrere nel testo 25 paragrafi di cui:
20 che iniziano con “Visto che”
2 con “Considerato che”
2 con “Preso atto che”
e infine questo:
Su proposta del Ministro della salute, sentiti i Ministri dell’interno, della difesa, dell’economia e delle finanze, nonche’ i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’istruzione, della giustizia, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’universita’ e della ricerca, delle politiche agricole alimentari e forestali, dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione, per le politiche giovanili e lo sport, per gli affari regionali e le autonomie, nonche’ sentito il Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome;
Spesso i testi ufficiali riguardano argomenti complessi e di settore. Includere alcune informazioni, come i riferimenti ad altre normative, per esempio, o l’uso di termini tecnici, è inevitabile perché serve a una comunicazione completa e puntuale.
Eliminare le complessità, quindi, non significa informare meno o banalizzare ma rendere la comunicazione accessibile a tutti.
Qualsiasi cittadino, leggendo un documento ufficiale, dovrebbe:
Quest’ultima raccomandazione può essere un ottimo punto di partenza per gli incalliti della burocrazia.
Una comunicazione deve avere un oggetto chiaro – “Come ottenere il certificato di nascita” – e contenere solo le informazioni inerenti l’argomento. I riferimenti a altre fonti o normative non dovrebbero essere inclusi nel testo, come spesso avviene:
I certificati anagrafici sono soggetti al tributo del bollo ai sensi degli artt. 1 e 4 della tariffa dell’imposta di bollo annessa al DPR 26 ottobre 1972, n. 642, come sostituita dal decreto del Ministero delle Finanze 20 agosto 1992
Queste frasi hanno il solo scopo di appesantire la lettura e aggiungere parole che, per la maggior parte dei cittadini, non vogliono dire nulla. I riferimenti normativi potrebbero invece essere
aggiunti in un paragrafo a parte o in un allegato oppure in uno schema o addirittura in un’infografica.
Quanto sarebbe più leggibile il testo qui sotto, tratto dal Regolamento EU n. 1169/2011 sulla “fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori”, se fosse stato organizzato in un elenco?
A fini di chiarezza (!), è opportuno abrogare e inserire nel presente regolamento altri atti orizzontali, in particolare la direttiva 87/250/CEE della Commissione, del 15 aprile 1987, relativa all’indicazione del titolo alcolometrico volumico nell’etichettatura di bevande alcoliche destinate al consumatore finale (1), la direttiva 1999/10/CE della Commissione, dell’8 marzo 1999, che introduce deroghe alle disposizioni di cui all’articolo 7 della direttiva 79/112/CEE del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura dei prodotti alimentari (2), la direttiva 2002/67/CE della Commissione, del 18 luglio 2002, relativa all’etichettatura dei generi alimentari contenenti chinino e dei prodotti alimentari contenenti caffeina (3), il regolamento (CE) n.608/2004 della Commissione, del 31 marzo 2004, relativo all’etichettatura di prodotti e ingredienti alimentari addizionati di fitosteroli, esteri di fitosterolo, fitostanoli e/o esteri di fitostanolo (4), e la direttiva 2008/5/CE della Commissione, del 30 gennaio 2008, relativa alla specificazione sull’etichetta di alcuni prodotti alimentari di altre indicazioni obbligatorie oltre a quelle previste dalla direttiva 2000/13/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (5).
Torno a Italo Calvino e spero di strapparti un sorriso. L’incipit dell’articolo sulla cosiddetta antilingua, mi ha molto divertito. Perché se rendere semplice una materia complicata richiede impegno, rendere complicata una materia semplice richiede grande abilità.
Se vuoi leggere la illuminante storia del brigadiere di Calvino, scarica il pdf gratis.
Se vuoi un esempio di semplificazione del linguaggio per le Pubbliche Amministrazioni, guarda i lavori che ho svolto per il Comune di Brescia.
Il Progetto per la semplificazione del linguaggio amministrativo del 2002 chiamato Chiaro! lo trovi invece qui.
E a te capita di leggere testi istituzionali scritti in maniera poco chiara? O sei tu stesso un patito del burocratese?
Raccontami la tua esperienza o segnalami buoni esempi di linguaggio efficace delle Pubbliche Amministrazioni.
“Avete una brochure? Una presentazione della vostra attività?” Tu cosa risponderesti?